L’intervento educativo in classe, mediato dall’insegnante specializzato, con l’allievo con autismo avviene a due diversi livelli: il primo orientato all’apprendimento individualizzato per l’acquisizione di tutte le abilità propedeutiche e curricolari dell’allievo e il secondo orientato alla “risorsa compagni” per migliorare la competenza sociale, la comunicazione funzionale e la diversificazione degli interessi e delle attività. Le opere degli studenti saranno intervallate dai contributi di diversi professionisti, cui abbiamo chiesto di descrivere (dal punto di vista tecnico e metodologico) il così ambito concetto di inclusione dell’alunno autistico all’interno della classe. I consigli e i suggerimenti forniti vogliono essere una guida, ma anche uno spunto di riflessione, per i docenti che ogni giorno si trovano a lavorare con questi ragazzi speciali.
L’integrazione scolastica di qualsiasi bambino e ancor più di quello speciale è un processo da costruire situazione per situazione, giorno dopo giorno, dove non sono sufficienti le leggi, le risorse, le strutture ma dove è essenziale che la scuola accresca quella capacità di essere inclusiva, accogliente, ospitale per tutti gli alunni, riuscendo a destinare risposte appropriate ai bisogni specifici di ognuno e opportunità di crescita personale nel rispetto della eterogeneità che caratterizza le singole classi e della specificità propria di ciascuno. E’ necessario che normalità e specialità coesistano influenzandosi e arricchendosi reciprocamente all’interno di una interdipendenza che stabilisce positivamente che “le difficoltà, i problemi di uno solo o di qualcuno o sono una preoccupazione per tutti o una sconfitta per tutti” (Comoglio). In quest’ottica, l’individualizzazione, ossia l’adeguamento della proposta culturale alle caratteristiche dei singoli, e la socializzazione ,intesa come considerazione e promozione della dimensione socio-affettiva dell’esperienza scolastica, costituiscono elementi irrinunciabili e complementari per realizzare una didattica di qualità perché portano, in una logica inclusiva, a cercare il soddisfacimento dei bisogni di apprendimento dei singoli secondo programmi didattici integrati, a facilitare la costruzione di rapporti di amicizia e di collaborazione tra gli alunni, a sollecitare le potenzialità di tutti gli alunni facendo prevalere un’ottica positiva nell’accostarsi alle differenze, piuttosto che una logica comparativa ed infine a costruire e mantenere un clima relazionale positivo come elemento imprescindibile per consentire ad ognuno di sviluppare al meglio le proprie possibilità. (Pavone).Tutto questo presuppone il superamento della concezione dell’apprendimento come trasmissione di nozioni e il cambiamento del modo in cui un insegnante si vive che non deve essere di colui che conosce la disciplina e la trasmette agli alunni ma di colui che promuove competenze relative al saper fare, a l saper essere, al saper comunicare e al saper interagire. Non basta la conoscenza della propria disciplina e la passione per essa per poterla trasmettere efficacemente, sono necessarie una conoscenza approfondita degli alunni, anche con l’aiuto degli esperti, per attivarne le potenzialità e per poter adeguare le proprie proposte, unitamente ad una preparazione specifica dei docenti per moderare e far crescere gli intrecci relazionali che si realizzano nella vita di gruppo.
In questo suo ultimo libro, Rosa Ascione si propone di riunire l’esperienza di studenti e di insegnanti, di scuole di diverso ordine e grado, relativi al modo in cui l’autismo viene “vissuto” all’interno della classe e mostrare che sulla base di espressioni figurative (disegni, fumetti, foto, ecc.) e letterarie (componimento, elaborati, poesie, ecc.) è emerso un nuovo modo di percepire e considerare la persona con autismo. L’entusiasmo, che Ascione ha saputo diffondere all’interno di tutto il volume, cresce, anche nel lettore attento, man mano che tutti i pezzi di questo complesso puzzle chiamato autismo vanno a posto nel formare un quadro coerente.
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